Metodi ed accordi
internazionali per garantirla
di Andrea Sicco
Un utente, per manifestare la propria
volontà di non tracciabilità online, può far riferimento ad una
funzione definita "Dnt" o "Do not track" (non seguire).
Opzione specificatamente implementata nei browser per aggiungere, ad
ogni richiesta Http, un header con valore 0 o 1, ad indicare
l'accettazione del tracciamento oppure la richiesta esplicita di non
essere profilati.
Il cosiddetto Dnt, pur esprimendo e
concretizzando la volontà del cybernauta, non adotta nessuna
contromisura tecnica onde evitare il tracciamento. Per gli "ad
server" che raccolgono informazioni di navigazione è obbligatorio
invece recepire la richiesta e comportarsi di conseguenza.
La Digital Advertising Alliance,
organizzazione che raggruppa tutte le principali aziende del settore,
ha recentemente firmato, con l'amministrazione degli Stati Uniti, un
protocollo d'intesa che prevede l'obbligo di onorare la preferenza
espressa con l'header Dnt, a partire dall'inizio del 2013, evitando
un intervento legislativo sull'argomento.
Noi poniamo l'accento sul fatto che
l'opzione "non seguire" non può essere considerata una
protezione da comportamenti fraudolenti ma predispone comunque uno
strumento per l'interessato che ne voglia usufruire. Soluzione
semplice, quindi, all'annoso problema della raccolta di informazioni
su abitudini di navigazione effettuata dai network che si occupano
prevalentemente di pubblicità online. Servizi che, dall'avvento
degli annunci pubblicitari sulla rete, tendono a profilare chi naviga
su Internet, analizzando le informazioni cercate sui motori di
ricerca, le pagine visitate e tutte le altre attività con il fine
ultimo, peraltro dichiarato, di fornire messaggi pubblicitari su
misura, più interessanti e a garanzia di una maggiore efficacia
sotto l'aspetto promozionale del prodotto.
In molti ci segnalano spesso di non
apprezzare questo genere di analisi come, per esempio, quella delle
preferenze personali e dei comportamenti online. E' pur vero che i
responsabili dei network pubblicitari non confermerebbero mai
sospetti e piccoli inconvenienti da parte degli utenti più attenti
alla privacy... ma non è poi così difficile ed impossibile
immaginare ed ipotizzare conseguenze spiacevoli se si associasse un
profilo Facebook o un account Google personale ad informazioni
sanitarie, preferenze religiose, politiche, sessuali e così via.
D'altronde, quando i dati vengono raccolti, ed i relativi profili
compilati e catalogati, è quasi impossibile sapere chi li vede, chi
li acquista e per quali scopi.
5/02/2013 10:26:00 AM
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