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NARCOTERRORISMO ON-LINE

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ORIGINI, METODI ED OBIETTIVI

di Andrea Sicco

L’espressione "narcoterrorismo" fu coniata nel 1984 da Lewis Tamb, ambasciatore statunitense in Colombia. Il termine si riferisce ai gruppi terroristici partecipanti direttamente o indirettamente alla coltivazione, alla manifattura, al trasporto ed infine alla distribuzione delle sostanze stupefacenti e dei profitti. Attualmente, il medesimo termine contraddistingue la partecipazione di gruppi terroristici anche nella tassazione, nella protezione e nell'affiancamento ai trafficanti di stupefacenti allo scopo di approntare e finanziare attività illecite come, per esempio, il reclutamento di miliziani per atti di guerra, attentati e l'acquisto di armi.

Secondo l'ICSA (Intelligence Culture and Strategic Analysis), una delle principali fonti di finanziamento del terrorismo, a livello internazionale, è costituita dal narcotraffico. In un rapporto depositato presso la Camera dei Deputati in data 28 novembre 2013, si pone l'accento su come i flussi finanziari del terrorismo di matrice jihadista coincidano con quelli del riciclaggio e del reimpiego dei narcoproventi, sfruttando le differenze tra le legislazioni nazionali, indirizzando capitali illeciti verso Paesi caratterizzati da leggi più permissive soprattutto dal punto di vista fiscale dove, per esempio, l'hi-tech non venga impiegata a scopo d'indagine. Il contrasto dei finanziamenti al terrorismo, in questi casi, va quindi sviluppato sulle medesime direttrici individuate per il riciclaggio del denaro, adottando, su scala internazionale, procedure e relative sanzioni che le recenti normative in vigore hanno già introdotto. Da sottolineare il ricorso a strutture di Money Transfer, spesso legate ai Phone Centers, da parte di gruppi criminali dediti ad attività di narcotraffico a confermare esigenze di monitoraggio on-line dei propri flussi finanziari. Non a caso, proprio i Phone Centers, risultano essere utili e necessari centri di comunicazione, ben distribuiti e sempre più diffusi sui territori nazionali. Money Transfer significa trasferimento di soldi mediante circuiti alternativi agli istituti bancari e di credito. Questi servizi permettono l'invio di denaro in tempo reale ed in qualsiasi parte del mondo. Per la loro semplicità e i loro costi contenuti, sono soprattutto utilizzati da stranieri residenti nel paese in cui vengono richiesti. A garantirli sono catene internazionali legalmente riconosciute ma s'ipotizzano strutture parallele e clandestine che permettono ugualmente di veicolare denaro e di inviare le rimesse degli emigrati al proprio paese di origine.
Internet non viene utilizzata solamente per trasferire somme più o meno ingenti di denaro ma diventa veicolo di notizie, di utili informazioni e di direttive in tempo reale, utilizzando metodi legati alla steganografia o tecnica che si prefigge di nascondere contenuti di una o più comunicazioni tra due interlocutori, per esempio, in un semplice file immagine. Infatti, il termine è composto appunto dai termini greci στεγανός (coperto) e γραφία (scrittura).
Esiste un lato oscuro della rete, non frequentabile tramite i consueti motori di ricerca. Esistono hyperlink (collegamenti) accessibili esclusivamente mediante l'utilizzo di determinati Web site (Hidden Wikki o Newzbin) che presentano altrettanti hyperlink, ciascuno dei quali riporta a contenuti presenti su server della cosiddetta Darknet (materiale illegale, multimediale e software). Darknet, così come numerose pagine "fantasma" non indicizzate del "DeepWeb", costituiscono reti anonime di cui non esiste un singolo server principale preposto alla gestione dei dati trattati ma un numero variabile di macchine private, ottimamente gestite e ben distribuite, in cui i dati medesimi vengono scambiati in forma rigorosamente criptata."Universi digitali paralleli o paradisi digitali per criminali" ovviamente utilizzabili da potenziali cellule terroristiche.
La grande rete commerciale globale diventa un'efficace strumento di aggiornamento, per campagne di reclutamento ed indottrinamento degli addetti, distribuiti in ogni parte del mondo. Si pianificano cioè, ed in tempo reale, incontri, programmi, operazioni, si coordinano gruppi di persone dedite ad attività illecite e pericolose, si diffondono minacce, odio e paura con metodo "virale", sfruttando la capacità comunicativa di pochi soggetti interessati per trasmettere un messaggio a un elevato numero di utenti finali. La modalità di diffusione del messaggio segue un profilo tipico di andamento esponenziale spesso mediante filmati dimostrativi di sequestri e di cruenti esecuzioni.

Un esempio significativo è dato dalle organizzazioni paramilitari FARC e AUC (entrambe colombiane) a lungo egemoni nel traffico della cocaina diretta in Italia e in altri Paesi europei. Le numerose operazioni compiute delle Forze dell'Ordine italiane, su questo versante, hanno accertato l’esistenza di accordi tra organizzazioni terroristiche colombiane, in base ai quali, gli stessi terroristi, risultarono deputati principalmente al controllo della produzione della cosiddetta "pasta di coca", poi lavorata ed infine commercializzata. Nella zona meridionale della Colombia, il terrorismo ha, da sempre, utilizzato rotte aeree, celate nella foresta amazzonica, per trasferire in Brasile, a bordo di aerei, enormi quantitativi di cocaina, successivamente imbarcati nel porto di Manaus su motonavi dirette in Africa e in Europa. Oggi, la maggior parte di tali operazioni, si svolge in aree diverse ma viene pianificata e coordinata tramite l'utilizzo di strumenti hi-tech, gestiti da esperti informatici al servizio del crimine organizzato.
Con l’operazione "Journey", coordinata dalla Direzione Centrale Servizi Antidroga, si è accertato che, per circa otto milioni di dollari, un intero reparto delle AUC era stato assoldato dai narcotrafficanti colombiani Victor e Miguel Angel Mejia Munera, detti "Los Mellizos", implicati nell’imponente traffico di cinquanta tonnellate di cocaina dirette al mercato europeo e statunitense. Le FARC risultarono implicate anche nella fiorente industria dei sequestri di persona a scopo di estorsione, con il reimpiego d'ingenti proventi a favore del terrorismo. Nello stesso rapporto si osserva come le formazioni di terroristi di matrice marxista-leninista, in particolare Sendero Luminoso, Tupac Amaru e le stesse FARC, abbiano in passato stretto rapporti con gruppi palestinesi come Fatah-Consiglio Rivoluzionario di Abu Nidal. Aspetti, questi ultimi, in continua evoluzione, che richiedono tuttora una costante e specifica attenzione. Basti considerare il passaggio dei gruppi paramilitari delle AUC da un ruolo di mera manovalanza a favore del cartello del Golfo, che li aveva ingaggiati, ad una diretta gestione del narcotraffico in Messico, divenuto ben presto campo di battaglia tra le diverse organizzazioni criminali che si contendono il lucroso mercato della droga. In passato, i gruppi guerriglieri colombiani hanno potuto inserirsi in questo lucroso commercio grazie all’eliminazione dei due grandi cartelli della droga come Meddelin e Calì, i quali controllavano produzione e traffico di cocaina colombiana fino alla metà degli anni Ottanta.

Le organizzazioni jihadiste trovano fonti di finanziamento nel traffico internazionale di stupefacenti nell’area pakistano-afghana. L’Afghanistan è il principale produttore mondiale di oppio, coltivato in ogni provincia del Paese. Negli ultimi anni è enormemente aumentata la trasformazione in morfina base ed eroina in laboratori clandestini controllati dalle formazioni talebane che accumulano profitti sempre più ingenti, utilizzati poi per il sostentamento dei militanti ed il potenziamento delle strutture terroristiche operanti anche nella regione. Nell'area sub-sahariana, per esempio, le rotte del narcotraffico dei gruppi criminali sudamericani s'intersecano con i militanti di Al Qaeda nel Magreb Islamico.
L’opportunità offerta ai cartelli colombiani di stoccare, a pagamento, nelle zone controllate da questa organizzazione, ingenti quantitativi di cocaina diretti all’Europa, è divenuta un’ulteriore fonte di finanziamento del terrorismo, che è venuta ad aggiungersi a quelle già costituite dai traffici di armi e dai sequestri, a scopo di estorsione, dei turisti occidentali. Inoltre, da non sottovalutare l’esistenza di legami tra trafficanti del Centro-Asia e terroristi ceceni.
Un’altra regione nella quale confluiscono gli interessi di narcotrafficanti e gruppi terroristici è la cosiddetta TBA (Tri-Borders Area o area dei tre confini) tra Paraguay, Brasile ed Argentina. Regione caratterizzata dalla presenza di diverse organizzazioni mafiose dedite anche al traffico della droga (prevalentemente mafia cinese, coreana, taiwanese e libanese) e da un elevato numero di appartenenti a gruppi del terrorismo islamico come Hezbollah, Al Jihad, Hamas, Al Gama’a, Al Islamiyya e Al Moqawama.

Per quanto riguarda il nostro paese, le investigazioni condotte sulle cellule jihadiste hanno accertato un continuo ricorso al narcotraffico per sostenerne le esigenze logistiche. Si tratta per lo più di piccoli gruppi o di singoli soggetti già residenti in Italia, dediti al traffico degli stupefacenti, prima ancora di subire un processo di radicalizzazione e di reclutamento. Si ritiene che Al Qaeda svolga un ruolo piuttosto diretto nello spaccio al dettaglio dell’eroina nelle città del Nord Italia, reinvestendo in attività di supporto al terrorismo jihadista circa l’ottanta per cento del prezzo finale della merce piazzata. Nell'eventualità di arresto degli spacciatori, i medesimi hanno sempre la possibilità di procedere all’insegnamento dell’Islam radicale agli altri detenuti nelle carceri italiane. Si ricorda, a questo proposito, che alcuni dei partecipanti all’attentato dell’11 marzo 2004 alla stazione di Madrid erano criminali comuni che si erano convertiti al radicalismo islamico nelle carceri marocchine. Il pericolo derivante da questi nuovi convertiti si avverte anche nelle carceri degli Stati Uniti e di tutti i Paesi occidentali.

Inoltre, e sempre più spesso, il narcotraffico risulta essere abbinato alla falsificazione di documenti d’identità, commercializzati sul mercato dell’immigrazione clandestina quale forma di autofinanziamento e utilizzati anche per le esigenze dei vari gruppi o dei singoli militanti, soprattutto nella fase di instradamento verso le aree di conflitto. La casistica è piuttosto vasta e comprende sia le cellule algerine del GSPC (Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento) un gruppo terrorista islamista nato negli anni Novanta subito dopo il declino del GIA (Gruppo Islamico Armato) nell’ambito della guerra civile algerina con scopo di ribaltare il Governo dell’Algeria e istituirvi uno Stato islamico. Nel 2005 tale gruppo si è affiliato ad Al Qaeda sotto il nome di AQMI (Al Qaeda nel Meghreb islamico).


Durante lo svolgimento del forum di Vienna, dedicato ai crescenti legami tra criminalità organizzata e terrorismo, Yury Fedotov, direttore esecutivo dell’UNODOC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine organizzato) ha dichiarato che, grazie ai progressi della tecnologia, ai nuovi e veloci metodi di comunicazione, delle finanze e dei trasporti, i gruppi terroristici e i gruppi criminali organizzati, operanti a livello locale ed internazionale, hanno sempre più facilità di collegarsi tra loro, mentre gli utili provenienti dal traffico della droga sono sempre più utilizzati per finanziare atti terroristici. Secondo l’UNODOC, il traffico di droga, la criminalità organizzata transnazionale e il riciclaggio di denaro sono diventati parte integrante del terrorismo.

Durante un’audizione da parte del Congresso degli Stati Uniti, il direttore della Dea Asa Hutchinson, il coordinatore contro il terrorismo del Dipartimento di Stato Francis Taylor e il vicedirettore dell’Ufficio Internazionale Narcotici Jim Mac hanno convenuto che narcotraffico e terrorismo fanno parte di una stessa catena, e come tali, devono essere affrontati e combattuti.
L’azione di contrasto al terrorismo internazionale non può prescindere dalle individuazioni e dal blocco delle fonti finanziarie primarie delle cellule terroristiche. Anche la lotta al terrorismo di matrice jihadista, quindi, va condotta attraverso una linea di intervento "integrata" che metta insieme le capacità di intelligence, l’investigazione e l’attività di polizia giudiziaria ma anche, e soprattutto, l’analisi e l’approfondimento dei flussi finanziari in continuo movimento.
Per concludere, il sottile ma consolidato legame tra trafficanti di droga ed emergenti gruppi terroristici avviene sia nel mondo reale che in quello virtuale.

9/01/2014 10:51:00 AM

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