Modellazione
computazionale delle emozioni umane su macchina, agli albori della "matematica del pensiero" come immaginata da Alan Turing, George
Boole, Gottfried Wilhelm von Leibniz...
di Andrea Sicco
In quello che definiremo il "limite
umano" potrebbe risiedere "la risposta allocata" a determinati
quesiti anche esistenziali; se l'uomo fosse un'entità infinita e
infinitamente intelligente, non sarebbe possibile isolare, in un
modello finito di risposta, una porzione individuata e definita del
meccanismo alla base del pensiero e dell'agire umano per poterla poi
ulteriormente analizzare, acquisire, schematizzare e scomporre,
traducendola in algoritmi esecutivi e autogestibili da macchina.
Il ruolo delle emozioni nel
comportamento umano, per le scienze computazionali, rimane un
dibattito sempre aperto e oggetto di studio piuttosto rilevante. La
matematica dei "modelli di riferimento", per esempio, costituisce
una risposta computazionale alle difficoltà di riprodurre tutti gli
aspetti della mente, da quelli logici e razionali a quelli creativi
ed emotivi. La
modellazione computazionale è una metodologia per la riproduzione
dei processi da modellare, per l'esplorazione dei fenomeni e delle
teorie che possano dare risposta di tali processi, rendendo
maggiormente comprensibili campi apparentemente intricati perché
parzialmente, totalmente inesplorati e, quindi, scientificamente
ancora sconosciuti. Questa metodologia offre numerosi spunti per la
valutazione di tutte le possibili ramificazioni teoriche riguardanti
campi di studio apparentemente complessi. Il modello computazionale
di un processo è un programma per computer,
per il quale si predispongono determinate richieste, attendendo
necessariamente che
il programma medesimo possa riprodurre il comportamento di un
processo modellato.
I modelli computazionali, come sistemi dinamici,
si eseguono su sistemi automatici di elaborazione e di risposta ma
aprono nuovi campi di ricerca per scienziati cognitivi, introducendo
ulteriori problemi di metodo. Il metodo di osservazione del
comportamento di un modello particolare, per esempio, è utile per
ottenere informazioni sugli effetti, a lungo termine, di un
meccanismo evolutivo. Talvolta, non risulta necessario realizzare un
apposito programma che modelli una teoria complessa e
concettualizzata perché è proprio mediante lo studio e la ricerca
delle varianti computazionali che risulta possibile lo sviluppo di
una comprensione dei dettagli teorici, dettagli che, altrimenti, non
sarebbero raggiungibili. Risulta possibile lo sviluppo di una teoria
supposta e implementarne un modello computazionale che riveli se, la
teoria, era stata in realtà fraintesa. Gli svantaggi che si
associano riguardano sia la strategia metodologica che la particolare
natura dell'area di applicazione. L'output del programma, il
comportamento del modello, dev'essere interpretato e tradotto, così
come per gli elementi significativi del dominio del modo reale con
cui è stato modellato. Risultano necessarie alcune giustificazioni
per sostenere l'interpretazione scelta per il comportamento di un
modello. Il modellatore deve poter spiegare il significato di certi
aspetti del comportamento del modello stesso e di altri aspetti non
rilevanti; si analizza se l'esecuzione del programma, quando
raggiunge risultati, è determinata dalla teoria programmata o se
viene distorta da aspetti teoricamente non significativi, dal modello
o dal particolare sistema di macchina su cui il modello stesso viene
implementato ed eseguito.
Aristotele ebbe una visione di emozione
simile alle moderne teorie nell'ambito della psicologia, sostenendo
che le emozioni hanno un ruolo utile, soprattutto nelle interazioni
con gli altri. Per esempio, coloro che esprimevano un sentimento di
rabbia al momento opportuno erano lodevoli mentre quelli privi di
questo sentimento, in quello stesso frangente di vita, erano
considerati anomali. Gli stoici, in merito, ebbero una visione assai
differente. Seneca considerò le emozioni come una minaccia alla
ragione, sostenendo che la ragione è potente finché rimane isolata
dalle emozioni. David Hume sostenne che la ragione è, e dev'essere "ancilla delle passioni umane". Herbert Alexander Simon sostenne
che le emozioni sono state utili come funzione critica in un
comportamento intelligente, come capacità di "interrupt" per
fornire il mezzo per un organismo, di spostarsi tra obiettivi
concorrenti, così da bilanciare trasformazione reattiva e
deliberativa. Marvin Lee Minsky propose alla comunità scientifica
l'interrogativo se un robot potesse essere intelligente pur essendo
privo di aspetti emozionali. La ricerca in ambito di intelligenza
artificiale risulta avere una prospettiva piuttosto stoica, trattando
l'emozione antitetica all'intelligenza. Per la ricerca moderna,
nell'ambito delle neuroscienze e della psicologia, le teorie di
valutazione delle emozioni sottolineano il ruolo di ragionamento in "suscitare emozioni" e spiegano "la visualizzazione delle
emozioni" come derivante da valutazione delle persone nel rapporto
con l'ambiente che guida risposte adattative. Recenti studi
stabiliscono un ruolo critico dell'emozione nel processo decisionale.
I deficit neurologici, in emozione e lavorazione, conducono a deficit
nel processo decisionale. In linea con la visione di Simon, le
persone arrabbiate sono, per esempio, più veloci a percepire le
minacce e, solitamente, ad innescare una risposta aggressiva. Secondo
un'interpretazione aristotelica della realtà, le manifestazioni
emotive trasmettono informazioni sulle convinzioni di un individuo,
sui desideri e sulle intenzioni, servono per informare ed influenzare
gli altri. La rabbia ed il senso di colpa possono migliorare le
utilità di gruppo, minimizzando i conflitti sociali. L'espressione
di disagio indurrebbe invece al sostegno sociale. Ciò che rende
questi segnali potenti, secondo Hume, è la conoscenza condivisa del "potere motivazionale di un'emozione". Possiamo credere che
qualcuno si senta in una situazione spiacevole, ma, spesso, ciò che
ci motiva ad agire è il contenuto emozionale percepito nel
comportamento della persona come la rabbia di un genitore o le grida
di un bambino nel disagio. Questa ricerca ha
generato interesse per la "modellazione dell'emozione" sia nel
campo dell'intelligenza artificiale che in quello della robotica. La
ricerca ha esplorato "modelli computazionali di emozione" come un
modo per affrontare il controllo e i principi decisionali
compromessi, indirizzando risorse cognitive verso problemi di
adattamento per un organismo.
Questa premessa rappresenta
l'essenzialità del principio primo su cui l'ICT Open Group di
ALASSIO iTEK si basa e si baserà per i propri studi e le proprie
ricerche nel campo scientifico e tecnologico della modellazione,
della simulazione e del controllo di sistemi per l’automazione. Già
da anni, il nostro gruppo pone in essere algoritmi eseguibili, in via
del tutto sperimentale, su macchine ovviamente non ancora dotate di
libero arbitrio e coscienza propria ma progressivamente migliorate
nel tempo e sotto vari aspetti, da quello operativo a quello
energetico. Da più di tre anni collaboriamo con
colleghi e docenti, condividendo idee e risultati, affiancando
studenti per la preparazione delle proprie tesi. Anche per noi, il
punto di partenza è costituito dall'analisi dei meccanismi
che regolano il pensiero umano, ovvero di come la nostra mente (il
software) interagisce con il nostro corpo (l'hardware) e viceversa, e
sull'isolare una porzione del "meccanismo universale di
risposta umana" in un "essenziale prototipo finito di risposta
simulata" che si basa sul "principio di esclusione" durante la
fase di scelta di un pensiero, di un comportamento e di un'azione. Da
ciò si possono ottenere risultati positivi/negativi e nuovi quesiti,
quelli che noi traduciamo in algoritmi, in primi tasselli, in primi
passi verso una maggiore comprensione del concetto più generale
delle modalità di risposta umana. La creatura uomo è in grado di
trovare, ed ottenere, soluzioni drammaticamente pessime o
semplicemente fantastiche perché dotata di intelligenza basata su
coscienza propria e libero arbitrio.
L'intelligenza umana è quel fondamentale requisito che
permette l'autonomia, l'adattamento, la sopravvivenza ed il
progresso. La sperimentazione, con opportuni algoritmi basati sul
principio di esclusione durante una delle fasi di scelta di un
pensiero, di un comportamento, di un azione da intraprendere,
mostrerebbe, per esempio, un percorso standardizzato che l'uomo
intraprende continuamente ed inconsciamente ad ogni istante della
propria esistenza. Si giunge così ad una schematizzazione di quella
che potremmo intendere e definire come "imprevedibilità umana" e
non solo; meccanismo con cui l'essere umano esclude ciò che ritiene
arbitrariamente giusto da pensare, da compiere e viceversa, in un
determinato momento. La dotazione di partenza è
la componente genetica, le caratteristiche acquisite sono la
componente ambientale e la struttura della mente è la componente
autoreferenziale. Nell'uomo si verifica una sorta di
rimescolamento, una fulminea elaborazione di idee precedentemente
acquisite, archiviate e costantemente riordinate ed interconnesse,
provenienti dalla realtà esterna, da altri uomini e/o già presenti
nel proprio sistema di elaborazione e di rielaborazione perché
recepite e acquisite personalmente dalle proprie esperienze già
dalla fase iniziale della propria esistenza.
Le scelte potrebbero non portare necessariamente a risultati
finali, potrebbero essere ottime scelte o scelte errate ma,
quest'aspetto, l'uomo non può prevederlo, può solo dare inizio a
fasi come l'immagazzinamento, l'elaborazione, la rielaborazione,
l'esclusione, la scelta e l'azione. Per concludere, il grande
incremento della potenza di calcolo è, e sarà un aspetto
determinante per avvicinare ai tempi di risposta dell'uomo, i tempi
di risposta della macchina.
3/26/2015 11:08:00 AM
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